Se gli handicap vengono mal gestiti, possono trasformarsi essi stessi in un altro handicap. Sembrerebbe uno scioglilingua, ma non lo è.
Inizio a valutare se gli handicap siano importanti o necessari.

Handicap importanza o necessità?
Se dovessi scegliere tra importanza e necessità, mi troverei in un grosso imbarazzo ed alla fine non farei una scelta perché analizzando con attenzione la problematica, ritengo che l’applicazione degli handicap sia importante e necessaria allo stesso tempo.
L’importanza la si può riscontrare osservando i campionati italiani degli ultimi quindici anni e sopratutto le gare regionali.
Con gli handicap è stato possibile fare effettuare le gare in quasi tutte le specialità con almeno quattro partecipanti.
A tal riguardo va evidenziato come Davide Tizzano, attuale presidente della FIC, nel suo programma elettorale, abbia dichiarato che con meno di quattro concorrenti non si sarebbero svolte le gare.
Nelle gare regionali gli handicap hanno consentito di accorpare categorie diverse dando, di conseguenza, la possibilità ai master meno giovani di non dover rinunciare a gareggiare trovandosi nella situazione di unici iscritti
La necessità scaturisce, in automatico, se non si vogliono penalizzare gli atleti che sono inseriti in categorie più “datate” e si vuol garantire un’entrata economica ai Circoli organizzatori che, come è noto, non sarebbe in grado di sostenere le spese di organizzazione di una gara se non fosse presente la categoria master. 

Ma allora perché parlare di handicap che diventano un handicap?
Lo si può spiegare analizzando come attualmente vengono gestiti nelle gare che, in deroga al regolamento, li applicano.

Punto primo:
Nella scorsa stagione agonistica, il Comitato FIC Piemonte rendendosi conto della necessità degli handicap ed incomprensibilmente ritendo non più valida la tabella adottata negli ultimi 14 anni, scova gli handicap che vengano applicati in Australia.
Nessuno si è posto il problema che sarebbe stato opportuno analizzarli e così si è ritenuto corretto che l’handicap tra categorie diverse possa essere lo stesso a prescindere dal tipo di barca.
L’handicap tra due 8+ non può essere lo stesso, a parità di categorie, di quello tra due singoli.
La spiegazione è matematica e tecnica.
Sono a disposizione di chiunque voglia approfondire l’argomento
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Punto secondo
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Se si accorpano, in una gara, equipaggi distanti tra loro anche sei categorie e si pensa che la sommatoria degli handicap sia risolutiva, si commette un grosso errore.
L’handicap di per se non può avere un valore assoluto e quindi se si sommano valori, già di loro imprecisi, si ottiene un risultato privo di validità.

Concludendo, ritengo che, anche nel caso degli handicap, si debba fare valutazioni serie ricordandosi che il cambiare regole che hanno aiutato la crescita del mondo master può non essere foriero di note positive. 

Paolo Caracciolo di Brienza

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