Morana chiarisce……

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Caro Paolo, evidentemente non mi sono fatto capire: è un po’ colpa del fatto che devo nuovamente “rodarmi” ma anche e molta del fatto che spesso questi scambi di lettere diventano un po’ dei dialoghi fra sordi, dove ognuno risponde a modo suo, forse curandosi poco di ciò che sosteneva l’altro. Vediamo un po’ se sbagliavo cosi palesemente.
Prima di tutto a Sabaudia non esistono confini, men che meno sacri alla Patria: chiaramente mi riferivo alla regata di S. Giorgio di domenica scorsa, ben più vicina ai confini del Carso e dell’Isonzo, laddove si svolsero vicende tragiche e gloriose nel contempo, poco meno di un secolo fa.
Poi devo dire che forse ho sbagliato io non chiarendo che la mia non voleva essere una risposta diretta ai tuoi pezzi precedenti, semmai una riflessione ad alta voce sulle polemiche degli ultimi tempi. In sede di Assemblea, il neo Presidente ha fatto riferimento diretto alla partecipazione scarsa di junior e senior alle regate di fondo facendosi forte del fatto che a Sabaudia erano presenti più master che senior. Probabilmente ha pescato su Amoremare e rivisto a modo suo (molto suo!) una tua osservazione. Orrore, orrore, sono di più i master! E’ un segno di decadenza! La colpa è tutta di chi ha governato in questi quattro anni!
Questa è stata una delle tante sparate demagogiche di cui si è riempito la bocca negli ultimi tempi a fini esclusivamente elettorali. Di qui la mia riflessione: ma è davvero importante che i Senior siano più dei Master? E io ti ripeto: non solo non è importante, ma è bene che non sia cosi.
Cerco ancora una volta di spiegarmi. Sino ad ora abbiamo vissuto di una convinzione: i senior e gli junior sono categorie fondamentali, i master sono residuali. A molti non importava (e purtroppo non importa molto ancora oggi, al di la delle promesse elettorali) se i master c’erano o non c’erano. Molti ancora considerano questa categoria come una noiosa scocciatura causata da gente che non vuole accettare di essere invecchiata.
Io invece dico: è ora che si accetti una volta per tutte che uno sport è popolare ed ha prospettive di crescita solo se interessa ampie fasce di popolazione, sia per età che per sesso e cultura. La crescita del movimento Master di questi ultimi anni ci dice che ci stiamo avviando su quella strada. Quindi dobbiamo cambiare modo di pensare: più i master sono e meglio è. Se sono tanti ed attivi significa che il nostro sport è vivo e che non ha alcun senso paragonare le categorie agonistiche ai master strappandosi i capelli se loro sono di più. Perché questo modo di ragionare tradisce una mentalità vecchia e perdente che immagina i master come pochi vecchietti col complesso di Peter Pan e che vorrebbe uno sport come il canottaggio tutto incentrato sulla ricerca del Campione con la C maiuscola, mentre tutto il resto diventa zavorra, nella misura in cui disturba il manovratore che crea… il Campione. E temo che proprio in questa direzione ci si voglia reindirizzare tornando a tempi in cui si vinceva, si, qualche medaglia olimpica, ma tutto il bilancio federale era indirizzato verso la ricerca dei supermen, mettendo da parte tutto il resto del movimento, master compresi. Speriamo di no, vedremo. Non mi piacerebbe tornare ai tempi quando mi si diceva”se parli di canottaggio rosa fai il male del canottaggio italiano!”.
Altro tipo di problema è, poi, se davvero i giovani scarseggiano (a me non pare proprio).
Questo insomma è il mio pensiero, e scusate se non mi sono spiegato bene alla prima. Anche io da tempo, ormai, sono un master (anche se non gareggio) e i master, si sa, sono un po’ bambini…
Sergio